
Il Progetto “Il disegno per comunicare sogni e
bisogni” nasce in un pomeriggio di Giugno 2012, quando in un momento di
confronto con le insegnanti delle future classi prime del Circolo Didattico di
San Sebastiano al Vesuvio, mi sono resa conto che l’ansia, la preoccupazione ed
il desiderio di far bene coinvolgono soprattutto quelle docenti che si
apprestano ad iniziare un nuovo ciclo scolastico, quando cioè si riparte da
zero e si ricomincia con nuovi alunni da conoscere e nuove mamme da sostenere.
D’altro canto ho riflettuto anche sull’impatto che l’inizio di un nuovo
percorso scolastico può avere su un bambino di 6 anni, sulle ansie e le preoccupazioni
rispetto ai nuovi impegni e alle nuove difficoltà che si troverà ad affrontare.
Per tale ragione, in collaborazione proprio con tali docenti e con la Dirigente
Scolastica del Circolo, ho pensato di sviluppare un Progetto indirizzato alle
insegnati e agli alunni di tutte le classi prime del Circolo e che avesse degli
obiettivi specifici. L’obiettivo
principale è stato quello di creare un percorso in cui proporre il disegno
usato con la sua funzione espressiva, per favorire nei bambini un processo di
conoscenza di sé, di condivisione con gli altri delle proprie emozioni, di auto-rassicurazione.
Tramite il disegno il bambino stimola la sua creatività e attraverso di essa
può trovare le sue risorse che gli consentano di trovare soluzioni laddove ci
siano un disagio nelle relazioni, un blocco emotivo, soprattutto nella fase di
passaggio segnata sia dall’ingresso nella Scuola dell’Infanzia, sia nel
passaggio dalla Scuola dell’Infanzia alla Scuola Primaria, passaggio non sempre
facile ed agevole, in cui il tema della separazione è forte e presente in tutta
la sua potenza. Il secondo obiettivo è stato la facilitazione della relazione
adulto-bambino (insegnante-allievo) che in tutti i casi ha portato al
miglioramento degli apprendimenti. Il disegno è stato quindi anche usato come
strumento di comunicazione al fine di favorire un processo di evoluzione non
solo del singolo bambino, ma dell’intero gruppo classe. Quest’ultimo è diventato
un contenitore di emozioni e di storie, in cui ognuno può trovare il suo spazio
e il suo ruolo e tutto l’appoggio di cui necessita. Tale funzione
comunicativa del disegno consente quindi anche una rinnovata fiducia sia nei
compagni, ma anche nelle insegnanti, dando loro sostegno al ruolo spesso carico
di ansie e soggetto a forti stress. L’uso del disegno, pertanto, è divenuto
strumento principe per attivare le risorse proprie dei bambini, senza che gli
adulti intervenissero con i loro linguaggi e metodi.
A mio
avviso il
disegno è certamente l’espressione più autentica e originale della personalità
infantile, è un mezzo di comunicazione e, come il linguaggio verbale, è capace
di esprimere, oltre al livello di maturazione, anche i problemi, i sentimenti,
le emozioni ed i conflitti del bambino. Infatti, l'attività grafica, oltre ad essere uno dei mezzi che il
bambino possiede per analizzare, descrivere e narrare gli avvenimenti e le
cose, è anche uno strumento d'espressione della propria vita emotiva. La via
del disegno è la via del “vedere”, del “fare vedere” e del “tirare
fuori”.
METODOLOGIA
Il
Progetto è iniziato a Settembre 2012, con una prima fase organizzativa, per poi
diventare operativo a Dicembre 2012, quando sono iniziati gli incontri, a
cadenza mensile, all’interno delle classi prime del Circolo. Ogni incontro ha avuto
una durata di circa un’ora, strutturata in due momenti: una prima fase dedicata
alla presentazione del tema da disegnare e alla produzione grafica e un secondo
momento dedicato al racconto del disegno fatto, da parte di ogni bambino,
utilizzando la tecnica del circle time. Nell’ora dell’incontro ogni maestra si
è trasformata in un osservatrice delle dinamiche del gruppo classe,
osservazioni che sono state riportate in una scheda dedicata proprio a tale
fondamentale attività.
In ogni
incontro è stato proposto un disegno con temi precisi: il disegno libero, interessante perché, disegnando, il bambino
tende ad esplicitare i propri conflitti e le proprie ansie. Nel disegno libero
il bambino rappresenta volentieri ciò che ama e ciò che teme, ciò che lo
interessa, ciò cui aspira; l'autoritratto nel quale in genere il bambino
riproduce con discreta fedeltà la percezione che ha di sé, del suo corpo e dei
suoi desideri ed il livello di adattamento all’ambiente circostante; la rappresentazione del gruppo dei coetanei,
in cui il bambino proietta la sua posizione reale nel gruppo (leader, gregario,
isolato) e i suoi rapporti con gli altri bambini; il disegno della famiglia, attraverso il quale il bambino fornisce
elementi interessanti sul rapporto genitori-figli e su come questo si modifica
con il progredire dell'età; il disegno
della casa che simboleggia il rifugio, il calore familiare. Può essere
accogliente, con un viale fiorito, grandi aperture verso l'esterno, tendine
colorate alle finestre, un camino che fuma, tutto insomma che indica che la
casa è abitata e che la vita all'interno si svolge serenamente. Ma la casa può
anche essere respingente, senza colori, con finestre minuscole, senza il comignolo,
senza entrata e con un viottolo di accesso chiuso. Possono anche esserci siepi,
muri di cinta che la isolano dal resto del mondo. La casa respingente ha
significati diversi a seconda dell'età: tra i 5 e gli 8 anni, indica timidezza
e attaccamento alla madre. Dopo gli 8 anni sentimento di inferiorità e
isolamento. Quando la famiglia è disunita, la casa è divisa in due, spesso ha
anche due diverse entrate: una parte della casa simboleggia la vita familiare
imposta, l'altra la famiglia vera. Quando invece di avere la solita forma la
casa è un castello, può esser o il rifugio ideale se ha forme e colori
attraenti, oppure la prigione, oppressiva, quando ha un aspetto cupo e cadente.
Alla
fine della produzione grafica, i bambini seduti in cerchio hanno avuto il
compito di raccontare il loro disegno. Questa è stata una fase estremamente
importante in quanto sono emerse le problematiche caratteristiche di ogni
gruppo classe: difficoltà nel rispettare le regole basilari, difficoltà
nell’ascoltare l’altro, appiattimento della creatività, omologazione del gruppo
classe, problematiche di esclusione di alcuni bambini, difficoltà a mantenere
la concentrazione.
In base
alle problematiche emerse durante il Progetto con le classi prime, e dopo una
serie di riunioni e momenti di riflessione con le docenti coinvolte nel
Progetto, alla fine dell’anno scolastico si è deciso di modellare le attività per
il successivo anno proprio in base alle difficoltà emerse. Così sono nati i
Progetti per il successivo anno scolastico: “Il disegno per comunicare sogni e
bisogni...Regoliamoci
con le regole” e “Il disegno per comunicare sogni e bisogni… Conoscere sè
attraverso la creatività”. In tal modo si è data la possibilità di creare un
continuum sia con le insegnanti che con i bambini e quindi di dare un senso più
profondo a tutto il lavoro svolto.
Il primo Progetto è stato
pensato per tutte le classi in cui ho osservato una difficoltà nel rispetto
delle regole, classi in cui le docenti avevano il bisogno di strumenti pratici
e attendibili per mantenere un ordine in classe. Attraverso lo sviluppo di una
sorta di gioco chiamato appunto “Regoliamoci con le regole”, i bambini hanno
dovuto sviluppare e pensare ad una serie di 7 regole sulle quali lavorare lungo
tutto il corso dell’anno scolastico, per arrivare a conseguire una serie di
obiettivi:
- sviluppare
nel bambino un graduale senso di riconoscimento e di appartenenza al gruppo
classe ed alle sue regole, trovando in esso motivazione di affettivo (amicizia,
gioco, sicurezze e divertimento) e stimoli culturali (confronto e scambio);
- aiutarli a prendere coscienza
dell'esistenza di regole;
- sviluppare
l'interdipendenza positiva;
- condurli,
attraverso la riflessione, all'autovalutazione;
- sviluppare
la capacità di ascolto;
- insegnare il confronto costruttivo
per giungere a scelte condivise.
Il
secondo Progetto è stato pensato per le classi nelle quali è emerse una
difficoltà ad esprimere la propria creatività, nelle quali era evidente un
appiattimento emotivo e una rigidità condivisa. Con queste classi si è
proceduto sempre utilizzando il disegno come strumento principe, ma attraverso
l’uso di materiali inediti e che muovessero nel bambino l’idea di creatività:
cotton fioc, pittura a dita, pasta, coloro speciali ecc... Questo con una serie
di obiettivi specifici, quali:
- sviluppare la fantasia e la
creatività attraverso la somministrazione di una serie di stimoli (disegni,
storie, giochi ecc…);
- favorire la conoscenza delle proprie
e altrui potenzialità;
- estendere agli alunni l’adozione di
metodologie, tecniche e strategie innovative e “fuori dal comune”, che siano
perciò non convenzionali;
- migliorare le capacità relazionali;
- essere disponibili al rapporto di
collaborazione con gli altri.
CONDIVISIONE CON I GENITORI
Una delle prime domande che io, le insegnanti e la stessa
Dirigente ci siamo poste è quella riguardante il rapporto con i genitori degli
alunni coinvolti nel Progetto: vanno aggiornati degli sviluppi delle attività?
La presenza di una Psicologa all’interno delle classi sarà fonte di ansie per i
genitori? Verrà accettato di buon grado il Progetto? A queste domande, anche
per noi fonte di dubbi non abbiamo potuto dare risposta fino a quando non
abbiamo testato sul campo le reazioni dei genitori che sono stati coinvolti in
tre occasioni: una riunione iniziale e collettiva in cui vi è stata la
presentazione generale del Progetto, uno spazio di ascolto individuale proposto
tramite un invito a tutti quei genitori interessati a conoscere lo svolgimento
delle attività e un incontro collettivo di fine anno in cui sono stati
consegnati ad ogni genitore i lavori prodotti dal proprio bambino, con una
breve spiegazione del disegno svolto. Con grande piacere e soddisfazione
abbiamo potuto constatare l’emozione, l’adesione e la positività della risposta
della maggior parte dei genitori, i quali hanno partecipato in grande numero ai
momenti proposti come spazio di condivisione. Soprattutto i due incontri
proposti a metà anno sono stati quelli con il maggior numero di presenze, a
conferma dell’idea che la presenza di uno Psicologo come punto di riferimento a
scuola sia fondamentale per tutti: insegnanti, bambini e genitori.